Qui sotto sono state raccolte alcune delle domande fatte dalle persone che nel tempo ci hanno contattato.
Noi le abbiamo poste ai medici e riportiamo a fianco le loro risposte:
In che cosa consiste la rimozione dell'epitelio in termini pratici? È dolorosa?
Si tratta della rimozione meccanica dello strato di cellule che pavimenta la superficie della cornea, chiamato epitelio.
È una manovra semplice, per nulla dolorosa (il paziente viene sottoposto ad anestesia topica - gocce di collirio) e praticata di routine quale preparazione ad altri interventi corneali (ad esempio quelli con laser ad eccimeri per correggere miopia, astigmatismo e ipermetropia quali la PRK, la PTK).
Lo scopo è quello di consentire l'assorbimento della soluzione di riboflavina-destrano essenziale all'efficacia del trattamento.
Quali sono i danni che può provocare l'esposizione ai raggi UVA durante il trattamento?
Dagli studi sperimentali effettuati in vitro e dalle prime applicazioni sull'uomo si è potuto finora constatare che nei pazienti trattati con questa tecnica, eccetto un edema corneale temporaneo, non risultano effetti collaterali (per esempio formazione di cicatrici, cataratta, danno delle cellule endoteliali o della retina), anzi si riscontrano una buona efficacia e durata del trattamento, per stabilizzare ed in qualche caso migliorare lo sfiancamento corneale e la scarsa visione correlate al cheratocono.
Tali confortanti risultati possono essere ottenuti se vengono rispettati in maniera rigorosa i parametri tecnici che tale metodica comporta; taratura e verifica del laser, valutazione rigorosa delle condizioni preoperatorie del paziente e della corretta indicazione al trattamento sono condizioni imprescindibili per ottenere il risultato migliore e ridurre i rischi.
Come interagisce tecnicamente la riboflavina con il tessuto corneale?
Grazie all'azione concentrante della vitamina B2, l'irradiazione con raggi UVA porta alla creazione di legami fra i vari strati corneali atti al rinforzo della cornea negli starti superficiali ed intermedi, rendendola più resistente, nel tentativo di bloccare lo sfiancamento caratteristico del cheratocono.
L'indurimento della cornea può risultare "eccessivo"?
È più corretto parlare di aumento della rigidità corneale che viene temporaneamente aumentata. La minore rigidità della cornea è conseguente alla produzione di matrice corneale patologica da parte delle cellule ad esso deputate (cheratociti).
La cornea è un organo vivo, in "divenire" e non statico; la riproliferazione dei cheratociti dopo il trattamento di cross-linking può rendere necessaria la ripetizione del trattamento a distanza di uno-due anni.
Non parlerei pertanto di aumento eccessivo di rigidità quanto di tentativo di contrastare una innata propensione ad avere una lassità o rigidità insufficiente tipica dei pazienti affetti da cheratocono.
L'indurimento della cornea può "complicare" un futuro trapianto corneale?
Tale metodica non induce affatto condizioni sfavorevoli al trapianto, ma nel caso si ponga l'indicazione ad esso, non ne riduce le prospettive di recupero.
Si ringrazia il prof. Paolo Vinciguerra (istituto Humanitas di Milano) e il suo staff per le informazioni fornite.
Anche il tuo aiuto nel raccogliere informazioni è importante!
Se volete inviarci altre domande da porre ai medici scriveteci, pubblicheremo appena possibile le risposte che potranno essere più rilevanti ed utili a tutti.