Le varie tecniche per la diagnosi del cheratocono sono tutte non invasive. Lo strumento più diffuso è il Topografo corneale che è capace di analizzare la forma della cornea elaborando l’immagine di anelli riflessi su questa. Il computer genera poi una rappresentazione grafica ispirata alle cartine geografiche: si parla, infatti, di Mappa Corneale.
Recentemente sono comparsi anche i Tomografi che eseguendo delle “sezioni ottiche” riescono a studiare anche la forma della faccia posteriore della cornea ed i relativi spessori. Questi ultimi strumenti consentono una diagnosi più accurata nei casi molto iniziali in cui le prime alterazioni del cheratocono si manifestano internamente.Entrambi i dispositivi consentono di monitorare nel tempo la forma della cornea per rilevare tempestivamente la tendenza ad un peggioramento.
Si deve ricordare, tuttavia, che nella diagnostica del cheratocono esistono altri esami utilizzabili quali:
- la Pachimetria che grazie agli ultrasuoni misura lo spessore della cornea che in corrispondenza del cono tende a diminuire.
- l’Aberrometria che studia le alterazioni di focalizzazione delle immagini nell’occhio. Per quanto utile questo esame può essere sopperito ragionevolmente bene dalla topografia corneale.
- la Microscopia Confocale che è una tecnica di studio al microscopio della cornea in vivo. Infatti, pur essendo le alterazioni strutturali del cheratocono evidenziabili durante una semplice visita, in questo modo si può mettere in evidenza l’endotelio corneale e altre modestissime modificazioni che possono far comodo specialmente in considerazione di un intervento chirurgico.
Un paziente, soprattutto se di età compresa tra i 12 ed i 30 anni, in cui si renda necessario un frequente ritocco della correzione degli occhiali, che non ottenga una visione soddisfacente, dovrebbe chiedere consiglio al proprio oculista il quale valuterà la possibilità di effettuare dei controlli appropriati.