Nella cura del cheratocono e nella tecnica del cross-linking i progressi sono continui. Le evoluzioni terapeutiche vanno sempre più verso un allargamento delle categorie di pazienti trattabili. Il Dott. Paolo Vinciguerra, responsabile di Oculistica in Humanitas, descrive i recenti passi avanti in questa direzione: "Fino ad ora nel cross-linking la cornea veniva impregnata con una soluzione a base di riboflavina per un tempo fisso, ma nel lungo periodo ci sono stati alcuni casi di formazione di opacità sulla cornea, non tali da influire significativamente sulla vista, ma che certamente rappresentavano un risultato non ottimale. In passato si era anche convinti del fatto che il cheratocono di stadio evoluto o il cheratocono con le strie di Vogt (piccole linee verticali biancastre sulla superficie della cornea, ndr) non fossero indicati per questo trattamento".
L'équipe del Dott. Vinciguerra ha quindi provato a trattare le ectasie di Lasik, cioè la protrusione della cornea assottigliata che si cura con il laser, con il sistema classico del cross-linking, procedendo come segue: "Abbiamo notato che l'ectasia da Lasik ha bisogno di un'impregnazione particolare, perché si parte da uno spessore della cornea insufficiente. Vengono utilizzate due soluzioni, quella normale e quella di espansione, che consente di far aumentare temporaneamente lo spessore della cornea per rientrare nei margini di sicurezza. Quindi a differenza dei trattamenti standard quello dell'ectasia da Lasik è monitorato molto di frequente, fino a quando non si ottengono la giusta impregnazione e il giusto spessore".
Applicando la stessa metodologia di osservazione ai cheratoconi, gli oculisti di Humanitas hanno scoperto che molti pazienti durante l'impregnazione scendevano molto al di sotto del limite di sicurezza dello spessore della cornea. "Questo - continua il Dott. Vinciguerra - ci ha fatto capire che i pazienti che durante l'impregnazione andavano al di sotto di tale spessore, pur partendo da uno spessore normale, erano gli stessi che nel tempo avevano avuto risultati meno buoni. Abbiamo anche rilevato che proprio le categorie che in passato avevamo definito come quelle che davano riscontri peggiori sono quelle che durante l'impregnazione si assottigliano troppo. A questo punto abbiamo cominciato a impiegare la metodica usata per la Lasik, cioè con il controllo costante e l'uso di tre soluzioni per riportare uno spessore adeguato della cornea, anche in questi pazienti e i risultati sono stati molto soddisfacenti. Prima di tutto perché abbiamo osservato un decorso post operatorio molto più rapido e meno fastidioso per il paziente e poi perché non ci sono state opacità né alterazioni corneali. I risultati erano inoltre buoni sia nelle categorie meno favorevoli sia in quelle favorevoli, gli effetti sono stati in pratica omogeneizzati, semplicemente tenendo in considerazione che l'impregnazione corneale non può essere uguale per tutti i pazienti. Tutto ciò rappresenta una svolta importante, in quanto significa che sarà possibile allargare il campo di applicazione e incrementare la sicurezza, dando infine un trattamento personalizzato ad ogni paziente".
Un altro importante progresso è rappresentato dal trattamento transepiteliale. "Stiamo impiegando una nuova soluzione che può ottenere il cross-linking anche senza rimuovere l'epitelio. La rimozione dell'epitelio, lasciando scoperte le terminazioni nervose, è la causa del grosso fastidio post operatorio. Abbiamo quindi identificato alcune categorie da trattare, pazienti al di sopra di una certa età, che hanno un'evoluzione più lenta e che tuttavia hanno spesso una ricrescita di epitelio molto più difficoltosa della media e per questo soffrono di più. Questa soluzione apre nuove prospettive: nel cross-linking vuol dire aumentare la sicurezza e la fattibilità ma anche la riproducibilità, cioè fare in modo che i pazienti conducano il percorso post operatorio in un tempo meno variabile l'uno all'altro".
Si ringrazia il Professor Paolo Vinciguerra e il suo staff per la preziosa collaborazione.