La cheratoplastica lamellare è una tecnica di trapianto della cornea conosciuta da oltre 50 anni che consiste nell'asportazione dello stroma corneale patologico del paziente e la sua sostituzione con una lamella corneale da donatore.
Rispetto alla cheratoplastica perforante, il trapianto lamellare consente di preservare gli strati profondi (membrana di Descemet ed endotelio) della cornea del ricevente, riducendo il rischio di rigetto immunologico.
Nonostante la lontana introduzione, la diffusione del trapianto lamellare è stata limitata dalla maggiore difficoltà tecnica di esecuzione rispetto al trapianto perforante e dagli scarsi risultati visivi conseguenti alla formazione di opacità tra lo stroma corneale del paziente e la cornea del donatore, comunemente definite come "opacità dell'interfaccia". La causa principale della formazione di queste opacità è da attribuirsi all'irregolare separazione delle lamelle corneali ottenuta mediante dissezione manuale dello stroma corneale profondo, con formazione di un piano stromale non uniforme, sede d'intensa attività infiammatoria cicatriziale e formazione d'opacità tipo vetro smerigliato. Per tali ragioni la cheratoplastica lamellare è stata per lungo tempo utilizzata principalmente come tecnica di trapianto a scopo tettonico e, solo limitatamente, come trapianto a scopo ottico.
Recentemente, l'interesse verso la cheratoplastica lamellare è stato risvegliato dall'introduzione di nuove tecniche di dissezione stromale, finalizzate al conseguimento di un piano stromale profondo, omogeneo e levigato fino all'esposizione della membrana di Descemet che per le sue caratteristiche anatomiche (membrana basale formata da collageno tipo IV), costituisce un piano perfettamente liscio ed uniforme. Il raggiungimento di un'interfaccia di regolarità e qualità ottiche superiori ha consentito il conseguimento di risultati visivi, dopo cheratoplastica lamellare, paragonabili a quelli ottenuti dopo cheratoplastica perforante.
Nonostante i traguardi raggiunti, ed il susseguirsi delle tecniche chirurgiche, la cheratoplastica lamellare profonda rimane ancora oggi un intervento chirurgico laborioso, spesso lungo da eseguire e con dei rischi legati allo sviluppo di microperforazioni della membrana di Descemet che possono precludere il completamento della dissezione stromale ed imporre la conversione dell'intervento alla tecnica perforante. Lo sviluppo di microperforazioni, variabile tra 6-22% secondo le diverse tecniche, è generalmente secondario a trazioni esercitate sulla membrana di Descemet nel tentativo di separarla meccanicamente dallo stroma profondo. Soluzione a tale problema può provenire dallo scollamento spontaneo della membrana di Descemet dallo stroma per clivaggio indotto dall'iniezione nello stroma corneale di sostanze quali aria, soluzione salina o viscoelastico. Queste tecniche utilizzano un comune principio che sfrutta la differenza in permeabilità, omogeneità e compattezza tra le lamelle stromali e la membrana di Descemet, grazie alla quale una sostanza, iniettata nello stroma corneale sotto pressione, penetra lo stroma fino a raggiungere lo spazio virtuale tra Descemet e stroma, accumulandosi e inducendone la separazione. In particolare la tecnica "Big Bubble" descritta da Anwar consente la separazione della membrana di Descemet mediante clivaggio con aria iniettata nello stroma corneale.
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Articolo a cura del Dott. Luigi Fontana, dell'Unità Operativa di Oculistica dell'Ospedale Maggiore di Bologna.